Alzheimer terapia

 

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La malattia di Alzheimer non si cura, ma se ne possono rallentare gli effetti. Al momento infatti nonostante la sua diagnosi sia ormai nota, la ricerca medica non è ancora riuscita a partorire medicinali in grado di arrestarne gli effetti e far tornare il paziente in una condizione di normalità e quindi si può lavorare soltanto per ritardare la decadenza, ricordandosi però che i farmaci da soli non possono bastare.

 

 

I farmaci più comuni contro l’Alzheimer

Sono diverse le categorie di farmaci che possono essere utilizzati nella terapia di un malato di Alzheimer, a cominciare dagli antiossidanti che aiutano a combattere la produzione eccessiva di radicali liberi, ossia quelli che procurano una progressiva usura del corpo e della mente. Gli antiossidanti sono di neutralizzare i radicali liberi e proteggere l’organismo e quindi il loro utilizzo potrebbe contribuire a rallentare i meccanismi che comportano la perdita delle cellule cerebrali, anche perché non comportano effetti collaterali. È il caso ad esempio del Ginkgo Biloba, estratto dalle foglie di una pianta tropicale con azione antiossidante e antinfiammatoria. Efficaci possono essere anche gli inibitori dell’acetilcolinesterasi, ossia quelli che aiutano a non perdere una sostanza chimica importante per la memoria come l’acetilcolina. Si tratta di un neurotrasmettitore che invia messaggi da una cellula all’altra e poi si distrugge per non accumularsi tra le cellule. Questi farmaci possono migliorare alcuni sintomi cognitivi come memoria e attenzione ma anche comportamentali attenuando agitazione e allucinazioni. Sono farmaci che vengono prescritti dal Servizio Sanitario Nazionale e quindi non si pagano.

 

 

Altri farmaci contro l’Alzheimer

Nelle fasi più acute dell’Alzheimer può essere prescritta la memantina, farmaco che compensa gli effetti negativi derivanti dall’eccessiva stimolazione delle cellule nervose causata dal glutammato. In sostanza protegge le cellule cerebrali dall’eccesso di glutammato che ne provoca la morte. Anche questo un farmaco che è a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Diverso è il discorso per le cellule staminali che aiuterebbero a creare nuove connessioni tra le cellule che rischiano di morire e rendersi inservibili, anche se per il momento gli studi sono ancora in corso.